L’originale libro di Santipolo, Tosini e Tucciarone mette in luce il ruolo comunicativo “debole” dell’immigrato, sottolineando come la sua debolezza si accentui specialmente in ambito socio-sanitario, a causa sia della vulnerabilità psicologica della condizione di malato sia della scarsa conoscenza dell’italiano comune sia dell’incapacità di decifrare i termini delle varietà microlinguistiche della medicina e della burocrazia sanitaria. Viene inoltre evidenziata con acume la necessità di una politica di formazione all’accoglienza ad ampio raggio che, prendendo atto dell’unità inscindibile della psiche e del fisico, sappia fronteggiare il rischio di somatizzazione del malessere interiore del migrante, lontano dai luoghi familiari e dagli affetti e privato di punti di riferimento culturali che gli diano sicurezza. Con rigore argomentativo gli Autori delineano, quindi, una interessante prospettiva d’intervento sinergico a livello politico, istituzionale, sanitario e scolastico, che faccia perno non solo e non tanto sull’assistenza quanto sul riconoscimento dei bisogni impliciti e profondi dell’immigrato e sul rafforzamento della sua volontà di uscire da una situazione di marginalità sociale. Attraverso la valorizzazione dell’alterità culturale e del vissuto degli immigrati si consoliderebbe anche la loro motivazione ad apprendere la L2, perché la si ancorerebbe ad un’esigenza forte di partecipazione attiva e consapevole alla vita sociale del paese nel quale hanno scelto di rifondare la propria esistenza.
La comunicazione interculturale in ambito socio-sanitario
SANTIPOLO, MATTEO;
2004
Abstract
L’originale libro di Santipolo, Tosini e Tucciarone mette in luce il ruolo comunicativo “debole” dell’immigrato, sottolineando come la sua debolezza si accentui specialmente in ambito socio-sanitario, a causa sia della vulnerabilità psicologica della condizione di malato sia della scarsa conoscenza dell’italiano comune sia dell’incapacità di decifrare i termini delle varietà microlinguistiche della medicina e della burocrazia sanitaria. Viene inoltre evidenziata con acume la necessità di una politica di formazione all’accoglienza ad ampio raggio che, prendendo atto dell’unità inscindibile della psiche e del fisico, sappia fronteggiare il rischio di somatizzazione del malessere interiore del migrante, lontano dai luoghi familiari e dagli affetti e privato di punti di riferimento culturali che gli diano sicurezza. Con rigore argomentativo gli Autori delineano, quindi, una interessante prospettiva d’intervento sinergico a livello politico, istituzionale, sanitario e scolastico, che faccia perno non solo e non tanto sull’assistenza quanto sul riconoscimento dei bisogni impliciti e profondi dell’immigrato e sul rafforzamento della sua volontà di uscire da una situazione di marginalità sociale. Attraverso la valorizzazione dell’alterità culturale e del vissuto degli immigrati si consoliderebbe anche la loro motivazione ad apprendere la L2, perché la si ancorerebbe ad un’esigenza forte di partecipazione attiva e consapevole alla vita sociale del paese nel quale hanno scelto di rifondare la propria esistenza.Pubblicazioni consigliate
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