L’opera contiene alcune riflessioni svolte dall’Autore a margine della sua personale esperienza di Presidente dell’editoriale Il Gazzettino dal luglio 2003 al luglio 2006, momento che segna il passaggio della proprietà societaria- da sempre in mano ad un azionariato veneto- al gruppo editoriale facente capo all’imprenditore romano Francesco Gaetano Caltagirone. Più che sui “giochi di palazzo”- che hanno condotto a tali avvenimenti e dai quali, nella sua veste di garante imparziale, è rimasto sostanzialmente estraneo- l’Autore sofferma la sua l’attenzione sui risvolti di carattere culturale, sociale, economico ed anche politico-istituzionale della vicenda, osservando che la libertà di stampa è essenziale alla democrazia “se è libera ed equilibrata (vorrei dire serena, perché informa dopo essersi informata) e se diffonde la propria inevitabile «faziosità» propugnando ideali” (p. 75). Nel caso di un quotidiano locale, se riesce a farsi portatrice delle istanze di rinnovamento del territorio in cui si realizza la convivenza di chi possiede un «idem sentire», facendo della conoscenza del medesimo il dato costitutivo della coesione dei suoi concittadini-lettori. In quest’ottica, il cambio di proprietà dell’editoriale Il Gazzettino- testata che, idealmente e in concreto, è stata a tal punto radicata nel Nordest da costituire una sorta di proprietà diffusa di natura collettiva dei suoi abitanti, i quali da tempo esprimono la necessità di istituzioni degne di questo nome, fondate sull’autonomia e sulla responsabilità- viene vissuto dall’Autore come un atto di rimozione della memoria, che equivale alla perdita di se stessi, e come una sorta di abbandono degli ideali e delle peculiarità di queste terre ai luoghi comuni dell’immaginario collettivo nazionale.
Gazzettino addio
BERTOLISSI, MARIO
2007
Abstract
L’opera contiene alcune riflessioni svolte dall’Autore a margine della sua personale esperienza di Presidente dell’editoriale Il Gazzettino dal luglio 2003 al luglio 2006, momento che segna il passaggio della proprietà societaria- da sempre in mano ad un azionariato veneto- al gruppo editoriale facente capo all’imprenditore romano Francesco Gaetano Caltagirone. Più che sui “giochi di palazzo”- che hanno condotto a tali avvenimenti e dai quali, nella sua veste di garante imparziale, è rimasto sostanzialmente estraneo- l’Autore sofferma la sua l’attenzione sui risvolti di carattere culturale, sociale, economico ed anche politico-istituzionale della vicenda, osservando che la libertà di stampa è essenziale alla democrazia “se è libera ed equilibrata (vorrei dire serena, perché informa dopo essersi informata) e se diffonde la propria inevitabile «faziosità» propugnando ideali” (p. 75). Nel caso di un quotidiano locale, se riesce a farsi portatrice delle istanze di rinnovamento del territorio in cui si realizza la convivenza di chi possiede un «idem sentire», facendo della conoscenza del medesimo il dato costitutivo della coesione dei suoi concittadini-lettori. In quest’ottica, il cambio di proprietà dell’editoriale Il Gazzettino- testata che, idealmente e in concreto, è stata a tal punto radicata nel Nordest da costituire una sorta di proprietà diffusa di natura collettiva dei suoi abitanti, i quali da tempo esprimono la necessità di istituzioni degne di questo nome, fondate sull’autonomia e sulla responsabilità- viene vissuto dall’Autore come un atto di rimozione della memoria, che equivale alla perdita di se stessi, e come una sorta di abbandono degli ideali e delle peculiarità di queste terre ai luoghi comuni dell’immaginario collettivo nazionale.Pubblicazioni consigliate
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.