Marx non utilizza mai l’espressione “materialismo storico”, ma «materialista pratico» e «materialista comunista», tipi in grado di produrre nuove immagini storiografiche operando separazione e scelta rispetto al presente. Il “materialista pratico” non presuppone una concezione della storia ma interviene in una situazione storica delineandone i campi di forza. Il suo problema non è fornire una rappresentazione oggettiva della storia, bensì incrociarne la verità come apertura alla possibilità di una storia che interrompa il continuum del dominio degli oppressori. Ciò è possibile solo mettendo in discussione la singolarizzazione delle storie nel singolare-collettivo storia. Questo processo ebbe luogo nella riflessione storiografica sulla Rivoluzione francese, come tentativo di addomesticarla inserendola in un processo di centralizzazione del potere statale iniziato con l’ancien régime, proseguito durante la Rivoluzione, e culminato nella dittature dei due Napoleoni. Rappresentando questo arco temporale teso tra la tragedia e la farsa, Marx, nel suo Diciotto brumaio, ha prodotto un’immagine della modernità politica, la matrice di un lungo Ottocento non ancora terminato. Certamente Marx ha inizialmente piegato la storia a una concezione dialettica in grado di delineare la tendenza verso il superamento del modo di produzione capitalistico. Questa impostazione, comune alla filosofia posthegeliana, è presente negli scritti giovanili, fino ai Grundrisse. Marx abbandonerà questo schema a partire dagli anni sessanta. Quanto più comprende l’intima connessione delle diverse forme di sfruttamento nel mercato mondiale, tanto più Marx pone attenzione alla combinazione sincronica delle diverse temporalità storiche. Si pone la questione della possibilità di percorre un’altra storia, una via alternativa a quella della modernizzazione imboccata dall’Occidente capitalistico. Queste domande vengono oggi nuovamente posto nel dibattito aperto dai Subaltern Studies.

STRATI DI TEMPO. KARL MARX MATERIALISTA STORICO

TOMBA, MASSIMILIANO
2010

Abstract

Marx non utilizza mai l’espressione “materialismo storico”, ma «materialista pratico» e «materialista comunista», tipi in grado di produrre nuove immagini storiografiche operando separazione e scelta rispetto al presente. Il “materialista pratico” non presuppone una concezione della storia ma interviene in una situazione storica delineandone i campi di forza. Il suo problema non è fornire una rappresentazione oggettiva della storia, bensì incrociarne la verità come apertura alla possibilità di una storia che interrompa il continuum del dominio degli oppressori. Ciò è possibile solo mettendo in discussione la singolarizzazione delle storie nel singolare-collettivo storia. Questo processo ebbe luogo nella riflessione storiografica sulla Rivoluzione francese, come tentativo di addomesticarla inserendola in un processo di centralizzazione del potere statale iniziato con l’ancien régime, proseguito durante la Rivoluzione, e culminato nella dittature dei due Napoleoni. Rappresentando questo arco temporale teso tra la tragedia e la farsa, Marx, nel suo Diciotto brumaio, ha prodotto un’immagine della modernità politica, la matrice di un lungo Ottocento non ancora terminato. Certamente Marx ha inizialmente piegato la storia a una concezione dialettica in grado di delineare la tendenza verso il superamento del modo di produzione capitalistico. Questa impostazione, comune alla filosofia posthegeliana, è presente negli scritti giovanili, fino ai Grundrisse. Marx abbandonerà questo schema a partire dagli anni sessanta. Quanto più comprende l’intima connessione delle diverse forme di sfruttamento nel mercato mondiale, tanto più Marx pone attenzione alla combinazione sincronica delle diverse temporalità storiche. Si pone la questione della possibilità di percorre un’altra storia, una via alternativa a quella della modernizzazione imboccata dall’Occidente capitalistico. Queste domande vengono oggi nuovamente posto nel dibattito aperto dai Subaltern Studies.
2010
9788816409798
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