Lo studio delle istituzioni ecclesiastiche veneziane nate sotto la Repubblica, studio sia storico che correlato a problematiche attuali, passa sempre attraverso la ricostruzione di un diritto precodiciale, antico, declinato localmente secondo la categoria del ‘diritto canonico nazionale’. Questo sforzo comporta due esigenze metodologiche interconnesse: 1) che la ricostruzione della disciplina della singola istituzione non avvenga sul semplice fondamento della normativa canonica generale di provenienza curiale (che in molti punti cruciali spesse volte, a Venezia, è semplicemente non recepita); 2) che la vita della singola istituzione e la sua corrispondenza alle norme, generali o di diritto canonico nazionale, siano verificate in sede di riscontro documentario. Per il primiceriato di San Marco si è inteso procedere in tal modo, intercettando - per il periodo considerato - le fonti archivistiche attinenti e selezionate. Questo ha comportato un lungo previo spoglio archivistico, effettuato sia nell’Archivio di Stato di Venezia che nel fondo archivistico primiceriale conservato nell’Archivio storico del Patriarcato di Venezia. Ciò ha consentito di ricostruire, anzitutto, le premesse storico-normative di un’antichissima istituzione repubblicana, a fondamento della quale stavano costruzioni giuridiche mischiate ad elaborazioni politiche di tipo nazionalistico, giurisdizionalistico e, quindi, anticurialistico. In secondo luogo, il lavoro di trascrizione su una fonte storiografica di primaria importanza - come quella della visita pastorale -, ha permesso di accostare non solo lo jus vigens, ma anche, e ancor più, lo jus vivens. Il che ha destato interesse, anche al di fuori dell’ambito degli studi canonistici in genere o di storia del diritto in specie, per gli ulteriori profili di storia politica veneziana, storia della spiritualità, storia del costume. Attraverso questo lavoro si è creduto di poter notare: - il pragmatismo della Chiesa occidentale nella costruzione di strutture giurisdizionali in corrispondenza di esigenze specifiche di tempo e di luogo; - il fatto che alla Prelatura, munita di cura animarum e di facoltà financo di tipo vescovile (eccezion fatta per il conferimento degli ordini maggiori), fosse sistematicamente preposto un presbitero, mai un vescovo; - l’estrema efficacia riconosciuta alla prescrizione, specialmente immemorabile, in ordine ad elementi che l’odierna sensibilità ritiene, per loro natura, pubblicistica: giurisdizione e sua misura; confini territoriali delle circoscrizioni; criteri di collegamento alla Prelatura diversi da quello territoriale etc.; - commistione tra criteri territoriale e personale nel collegamento alla giurisdizione del prelato-primicerio; - rapporto peculiare della Prelatura con l’autorità secolare ducale, onde la tesi, pur prospettata, che lo stesso doge fosse chierico.
Il primiceriato marciano al tramonto della Repubblica di Venezia. La visita pastorale di Paolo Foscari (1790-1796).I.- Basilica Ducale
MIELE, MANLIO
2010
Abstract
Lo studio delle istituzioni ecclesiastiche veneziane nate sotto la Repubblica, studio sia storico che correlato a problematiche attuali, passa sempre attraverso la ricostruzione di un diritto precodiciale, antico, declinato localmente secondo la categoria del ‘diritto canonico nazionale’. Questo sforzo comporta due esigenze metodologiche interconnesse: 1) che la ricostruzione della disciplina della singola istituzione non avvenga sul semplice fondamento della normativa canonica generale di provenienza curiale (che in molti punti cruciali spesse volte, a Venezia, è semplicemente non recepita); 2) che la vita della singola istituzione e la sua corrispondenza alle norme, generali o di diritto canonico nazionale, siano verificate in sede di riscontro documentario. Per il primiceriato di San Marco si è inteso procedere in tal modo, intercettando - per il periodo considerato - le fonti archivistiche attinenti e selezionate. Questo ha comportato un lungo previo spoglio archivistico, effettuato sia nell’Archivio di Stato di Venezia che nel fondo archivistico primiceriale conservato nell’Archivio storico del Patriarcato di Venezia. Ciò ha consentito di ricostruire, anzitutto, le premesse storico-normative di un’antichissima istituzione repubblicana, a fondamento della quale stavano costruzioni giuridiche mischiate ad elaborazioni politiche di tipo nazionalistico, giurisdizionalistico e, quindi, anticurialistico. In secondo luogo, il lavoro di trascrizione su una fonte storiografica di primaria importanza - come quella della visita pastorale -, ha permesso di accostare non solo lo jus vigens, ma anche, e ancor più, lo jus vivens. Il che ha destato interesse, anche al di fuori dell’ambito degli studi canonistici in genere o di storia del diritto in specie, per gli ulteriori profili di storia politica veneziana, storia della spiritualità, storia del costume. Attraverso questo lavoro si è creduto di poter notare: - il pragmatismo della Chiesa occidentale nella costruzione di strutture giurisdizionali in corrispondenza di esigenze specifiche di tempo e di luogo; - il fatto che alla Prelatura, munita di cura animarum e di facoltà financo di tipo vescovile (eccezion fatta per il conferimento degli ordini maggiori), fosse sistematicamente preposto un presbitero, mai un vescovo; - l’estrema efficacia riconosciuta alla prescrizione, specialmente immemorabile, in ordine ad elementi che l’odierna sensibilità ritiene, per loro natura, pubblicistica: giurisdizione e sua misura; confini territoriali delle circoscrizioni; criteri di collegamento alla Prelatura diversi da quello territoriale etc.; - commistione tra criteri territoriale e personale nel collegamento alla giurisdizione del prelato-primicerio; - rapporto peculiare della Prelatura con l’autorità secolare ducale, onde la tesi, pur prospettata, che lo stesso doge fosse chierico.Pubblicazioni consigliate
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