La partecipazione si attualizza nel momento stesso in cui viene vissuta: è esperienza soggettiva il cui impatto avrà sicuramente effetto sull’avvenire. Partecipiamo diversamente a seconda delle tappe del nostro sviluppo e dell’ambiente in cui ci troviamo. ‘Partecipare’ è quindi un verbo polimorfo, che assume rilievo e qualifica il suo significato in rapporto all’attività e alla funzione ‘a cui si prende parte’. Non c’è mai fine o limite alla partecipazione, poiché si può partecipare alla nostra stessa agonia in piena coscienza e, talvolta, serenità. Quando si entra in relazione con i bambini, porre attenzione alla partecipazione creando condizioni e motivando a sentimenti attivi di appartenenza può cambiare il significato, il potere e gli effetti di qualsiasi tipo di intervento e relazione e, conseguentemente, la qualità stessa della vita. E tutto questo detiene ancor maggior rilevanza se ci accostiamo ai piccoli con difficoltà particolari. Quando problemi fisici e psichici interferiscono con lo sviluppo della partecipazione, i genitori per primi hanno difficoltà ad aiutare il bambino a partecipare perché la loro capacità di prevedere le tappe successive di sviluppo e di aiutarli a raggiungerle, viene frustrata da insuccessi ed insicurezza. Così proprio i bambini che hanno maggior bisogno dell’aiuto dei genitori possono rischiare di crescere in una situazione più difficile se anche i genitori non vengono aiutati. Questo libro è il risultato della collaborazione di un gruppo di professionisti che lavorano con bambini e adolescenti e con i loro genitori in Servizi Socio-Sanitari ed Educativi; man mano che la discussione si svolgeva, il gruppo di lavoro ha deciso di coinvolgere i bambini stessi, chiedendo loro di disegnare e descrivere le idee di ciascuno sulla partecipazione. Il lavoro è iniziato molti anni fa in occasione della richiesta da parte dell’OMS (Organizzazione Mondiale di Sanità) di creare uno strumento semplice per introdurre i principi di semeiotica positiva presenti nell’ICF, (2001) ed in particolare il parametro partecipazione, nell’intervento in paesi in cui le modalità di approccio sono le più svariate, dalla stregoneria alla mortifera “medicina povera per i paesi poveri”, ai cosiddetti allora “medici a piedi scalzi”. In contesti tanto diversi, la partecipazione è sempre e comunque necessaria: nel fare il sacrificio prescritto perché il paziente guarisca, nell’andare dallo stregone o dallo psicoterapeuta, nell’apprendere dall’esperienza interumana in un lavoro fisioterapico o in un gruppo di bambini.
La Partecipazione
VIZZIELLO, GRAZIA MARIA
2008
Abstract
La partecipazione si attualizza nel momento stesso in cui viene vissuta: è esperienza soggettiva il cui impatto avrà sicuramente effetto sull’avvenire. Partecipiamo diversamente a seconda delle tappe del nostro sviluppo e dell’ambiente in cui ci troviamo. ‘Partecipare’ è quindi un verbo polimorfo, che assume rilievo e qualifica il suo significato in rapporto all’attività e alla funzione ‘a cui si prende parte’. Non c’è mai fine o limite alla partecipazione, poiché si può partecipare alla nostra stessa agonia in piena coscienza e, talvolta, serenità. Quando si entra in relazione con i bambini, porre attenzione alla partecipazione creando condizioni e motivando a sentimenti attivi di appartenenza può cambiare il significato, il potere e gli effetti di qualsiasi tipo di intervento e relazione e, conseguentemente, la qualità stessa della vita. E tutto questo detiene ancor maggior rilevanza se ci accostiamo ai piccoli con difficoltà particolari. Quando problemi fisici e psichici interferiscono con lo sviluppo della partecipazione, i genitori per primi hanno difficoltà ad aiutare il bambino a partecipare perché la loro capacità di prevedere le tappe successive di sviluppo e di aiutarli a raggiungerle, viene frustrata da insuccessi ed insicurezza. Così proprio i bambini che hanno maggior bisogno dell’aiuto dei genitori possono rischiare di crescere in una situazione più difficile se anche i genitori non vengono aiutati. Questo libro è il risultato della collaborazione di un gruppo di professionisti che lavorano con bambini e adolescenti e con i loro genitori in Servizi Socio-Sanitari ed Educativi; man mano che la discussione si svolgeva, il gruppo di lavoro ha deciso di coinvolgere i bambini stessi, chiedendo loro di disegnare e descrivere le idee di ciascuno sulla partecipazione. Il lavoro è iniziato molti anni fa in occasione della richiesta da parte dell’OMS (Organizzazione Mondiale di Sanità) di creare uno strumento semplice per introdurre i principi di semeiotica positiva presenti nell’ICF, (2001) ed in particolare il parametro partecipazione, nell’intervento in paesi in cui le modalità di approccio sono le più svariate, dalla stregoneria alla mortifera “medicina povera per i paesi poveri”, ai cosiddetti allora “medici a piedi scalzi”. In contesti tanto diversi, la partecipazione è sempre e comunque necessaria: nel fare il sacrificio prescritto perché il paziente guarisca, nell’andare dallo stregone o dallo psicoterapeuta, nell’apprendere dall’esperienza interumana in un lavoro fisioterapico o in un gruppo di bambini.Pubblicazioni consigliate
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