Il volume, che si inserisce nella sezione ‘Percorsi formativi’ della collana ‘Il giurista europeo’ diretta da Luigi Garofalo e Mario Talamanca, si articola in nove capitoli. Il filo conduttore che accomuna i molteplici argomenti trattati è rappresentato dalla possibilità di rifondare una scienza giuridica europea su base romanistica, anche e soprattutto in relazione alla continua elaborazione del diritto privato europeo. Il giurista europeo, nell’ideare degli schemi concettuali attraverso cui ordinare le regole dei vari ordinamenti nazionali, può giovarsi delle elaborazioni dei prudentes, fondatori di una vera e propria scienza giuridica e inventori di classificazioni e termini tecnici che ancora oggi consentono agli artefici di tale scienza di colloquiare tra loro. Tale prospettiva emerge sin dal primo capitolo (‘Scienza giuridica, Europa, Stati: una dialettica incessante’), in cui l’autore si sofferma sulla disciplina italiana in tema di garanzie nella vendita dei beni di consumo, originariamente contenuta negli artt. 1519 bis - 1519 nonies cod. civ., inseriti in attuazione di una direttiva comunitaria, e ora trasfusi nel cd. Codice del consumo. In particolare, viene esaminato il principio della interdipendenza tra le prestazioni restitutorie, cui sono vincolati i contraenti nel caso della risoluzione della vendita. Alla centralità dello studio storico del diritto e al rapporto tra diritto del passato e diritto del presente l’autore fa ampio riferimento anche nei capitoli secondo (‘Giambattista Impallomeni e l’eccezione di dolo generale’) e terzo (‘Il diritto nella storia e la storia nel diritto’), i quali si occupano, rispettivamente: l’uno dei profili storici dell’eccezione di dolo generale, figura sorta nell’ordinamento romano e ripenetrata all’interno del nostro diritto vigente anche in seguito alle riflessioni dell’Impallomeni; l’altro dell’utilità dell’opera di Antonio Pertile. Quindi, delineata (nel capitolo quarto) la differenza tra diritto ‘comune’ europeo e diritto ‘privato’ europeo, si passa al capitolo quinto (‘Carl Schmitt e la «Wissenschaft des römischen Rechts»’), in cui si richiamano le idee dello studioso tedesco sul ruolo della scienza del diritto romano come pilastro della scienza del diritto europeo, sullo stato di crisi di quest’ultima causato dal positivismo, sul compito ad essa spettante di salvaguardare l’unità e la coerenza del diritto. Come illustrato nel capitolo sesto (‘Diritti greci e scienza giuridica romana’), del resto, solo il diritto romano, tra tutti quelli dell’antichità classica, fu innalzato dall’opera dei prudentes al rango di scienza. Nel capitolo settimo (‘Suggestioni per il giurista dai quaderni e diari di Hannah Arendt’) l’autore riprende alcune annotazioni della pensatrice tedesca in ordine a tematiche rilevanti anche sotto il profilo giuridico (ad esempio, Sulla legge, Sulla giustizia, Sul principio ‘nullum crimen sine lege’), persuaso del fatto che esse siano fruttuose anche per il giurista studioso degli ordinamenti dell’antichità. Chiudono l’opera altri due capitoli: nell’ottavo si riporta il testo dell’intervento alla tavola rotonda tenutasi in occasione della presentazione degli ‘Studia in honorem Mari Amelotti’: agli scritti in essi contenuti, «relativi alla complessa personalità scientifica dell’eminente romanista», Garofalo fa riferimento per delineare la figura dell’onorato, di cui si elogia la capacità di «far diritto», che dovrebbe essere «la capacità prima dei romanisti»; infine, nel nono capitolo l’autore analizza, partendo da un saggio di Giovanni Pugliese del 1941, i principali orientamenti di studio maturati all’interno della romanistica a partire da quell’epoca.

Giurisprudenza romana e diritto privato europeo

GAROFALO, LUIGI
2008

Abstract

Il volume, che si inserisce nella sezione ‘Percorsi formativi’ della collana ‘Il giurista europeo’ diretta da Luigi Garofalo e Mario Talamanca, si articola in nove capitoli. Il filo conduttore che accomuna i molteplici argomenti trattati è rappresentato dalla possibilità di rifondare una scienza giuridica europea su base romanistica, anche e soprattutto in relazione alla continua elaborazione del diritto privato europeo. Il giurista europeo, nell’ideare degli schemi concettuali attraverso cui ordinare le regole dei vari ordinamenti nazionali, può giovarsi delle elaborazioni dei prudentes, fondatori di una vera e propria scienza giuridica e inventori di classificazioni e termini tecnici che ancora oggi consentono agli artefici di tale scienza di colloquiare tra loro. Tale prospettiva emerge sin dal primo capitolo (‘Scienza giuridica, Europa, Stati: una dialettica incessante’), in cui l’autore si sofferma sulla disciplina italiana in tema di garanzie nella vendita dei beni di consumo, originariamente contenuta negli artt. 1519 bis - 1519 nonies cod. civ., inseriti in attuazione di una direttiva comunitaria, e ora trasfusi nel cd. Codice del consumo. In particolare, viene esaminato il principio della interdipendenza tra le prestazioni restitutorie, cui sono vincolati i contraenti nel caso della risoluzione della vendita. Alla centralità dello studio storico del diritto e al rapporto tra diritto del passato e diritto del presente l’autore fa ampio riferimento anche nei capitoli secondo (‘Giambattista Impallomeni e l’eccezione di dolo generale’) e terzo (‘Il diritto nella storia e la storia nel diritto’), i quali si occupano, rispettivamente: l’uno dei profili storici dell’eccezione di dolo generale, figura sorta nell’ordinamento romano e ripenetrata all’interno del nostro diritto vigente anche in seguito alle riflessioni dell’Impallomeni; l’altro dell’utilità dell’opera di Antonio Pertile. Quindi, delineata (nel capitolo quarto) la differenza tra diritto ‘comune’ europeo e diritto ‘privato’ europeo, si passa al capitolo quinto (‘Carl Schmitt e la «Wissenschaft des römischen Rechts»’), in cui si richiamano le idee dello studioso tedesco sul ruolo della scienza del diritto romano come pilastro della scienza del diritto europeo, sullo stato di crisi di quest’ultima causato dal positivismo, sul compito ad essa spettante di salvaguardare l’unità e la coerenza del diritto. Come illustrato nel capitolo sesto (‘Diritti greci e scienza giuridica romana’), del resto, solo il diritto romano, tra tutti quelli dell’antichità classica, fu innalzato dall’opera dei prudentes al rango di scienza. Nel capitolo settimo (‘Suggestioni per il giurista dai quaderni e diari di Hannah Arendt’) l’autore riprende alcune annotazioni della pensatrice tedesca in ordine a tematiche rilevanti anche sotto il profilo giuridico (ad esempio, Sulla legge, Sulla giustizia, Sul principio ‘nullum crimen sine lege’), persuaso del fatto che esse siano fruttuose anche per il giurista studioso degli ordinamenti dell’antichità. Chiudono l’opera altri due capitoli: nell’ottavo si riporta il testo dell’intervento alla tavola rotonda tenutasi in occasione della presentazione degli ‘Studia in honorem Mari Amelotti’: agli scritti in essi contenuti, «relativi alla complessa personalità scientifica dell’eminente romanista», Garofalo fa riferimento per delineare la figura dell’onorato, di cui si elogia la capacità di «far diritto», che dovrebbe essere «la capacità prima dei romanisti»; infine, nel nono capitolo l’autore analizza, partendo da un saggio di Giovanni Pugliese del 1941, i principali orientamenti di studio maturati all’interno della romanistica a partire da quell’epoca.
2008
9788813281984
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