I caratteri di sfondo del Nord Est sono sufficientemente condivisi. Il primo attiene alla dimensione della qualità. Il Nord Est è una società fondata sul lavoro, dove il “sapere fare” e il “sapere fare da sé” è ancora assai diffuso. Ma a questo carattere, nel tempo, se ne sono affiancati altri, come il “sapere” (la rincorsa e l’investimento nei titoli di studio) e, più di recente, “il sapere essere” (l’attenzione alle dimensioni della qualità, la consapevolezza dei risultati e del benessere raggiunti). Oggi il Nord Est è il mix di questi fattori, dai quali non si può prescindere se si vuole pensare al futuro di quest’area. Le scelte per lo sviluppo nei diversi ambiti (dalle figure professionali, ai tipi di produzione; dall’uso del tempo libero a quello del territorio; dall’integrazione degli immigrati al sistema di welfare) non potranno prescindere da questa chiave interpretativa. Il secondo carattere è che il Nord Est è in misura crescente una società ed un’economia collocata in un “crocevia” di flussi. In virtù della sua nuova ubicazione geopolitica, dopo l’allargamento ad Est dell’Unione Europea, di quella commerciale e infrastrutturale; perché mantiene ed amplifica la propria propensione ai rapporti internazionali; perché è territorio di afflusso di immigrati e, nel breve termine, crogiuolo di culture e religioni. Il grado di apertura della società e dell’economia del Nord Est determinerà la capacità di quest’area di rinnovare la propria identità e di essere attraente qualitativamente per l’esterno. Il terzo carattere attiene alla capacità di presentare e rappresentare l’area. Se fino agli inizi degli anni Novanta, la politica era ancora in grado di esercitare un ruolo di riferimento e di identificazione, oggi questo è attribuito più spesso agli attori della rappresentanza collettiva, all’associazionismo. Facendo loro svolgere un compito che non gli è proprio. Da oltre un decennio, la politica stenta a reintepretare una funzione di regolazione generale, non pare crescere ancora un punto di coagulo, un modo per offrire unitarietà agli interessi di quest’area, una rappresentanza condivisa. E, nel frattempo, il quadro si è complicato. Gli attori che prima si riconoscevano nell’idea del Nord Est e che ne erano stati in buona misura i promotori, stanno oggi esplorando nuove strategie, diverse costruzioni di alleanze. Stanno ridisegnando il Nord Est oltre i propri confini geografici, lì dove si accomunano gli interessi, anche indipendentemente dal territorio. Senza per questo abbandonarlo, ma andando oltre ad esso. Aprendolo, appunto, a nuove istanze. Declinando diversamente la propria “specificità”. Ciò non significa, però, il venire meno della necessità di un sistema di rappresentanza. Anzi, a maggiore ragione, per evitare le spinte centrifughe del “fai da te”, il percorso da intraprendere è individuare i punti di coesione fra interessi comuni da parte degli attori collettivi, pubblici e privati: nel Nord Est e oltre il Nord Est.
Nord Est 2004. Rapporto sulla società e l'economia
MARINI, DANIELE
2004
Abstract
I caratteri di sfondo del Nord Est sono sufficientemente condivisi. Il primo attiene alla dimensione della qualità. Il Nord Est è una società fondata sul lavoro, dove il “sapere fare” e il “sapere fare da sé” è ancora assai diffuso. Ma a questo carattere, nel tempo, se ne sono affiancati altri, come il “sapere” (la rincorsa e l’investimento nei titoli di studio) e, più di recente, “il sapere essere” (l’attenzione alle dimensioni della qualità, la consapevolezza dei risultati e del benessere raggiunti). Oggi il Nord Est è il mix di questi fattori, dai quali non si può prescindere se si vuole pensare al futuro di quest’area. Le scelte per lo sviluppo nei diversi ambiti (dalle figure professionali, ai tipi di produzione; dall’uso del tempo libero a quello del territorio; dall’integrazione degli immigrati al sistema di welfare) non potranno prescindere da questa chiave interpretativa. Il secondo carattere è che il Nord Est è in misura crescente una società ed un’economia collocata in un “crocevia” di flussi. In virtù della sua nuova ubicazione geopolitica, dopo l’allargamento ad Est dell’Unione Europea, di quella commerciale e infrastrutturale; perché mantiene ed amplifica la propria propensione ai rapporti internazionali; perché è territorio di afflusso di immigrati e, nel breve termine, crogiuolo di culture e religioni. Il grado di apertura della società e dell’economia del Nord Est determinerà la capacità di quest’area di rinnovare la propria identità e di essere attraente qualitativamente per l’esterno. Il terzo carattere attiene alla capacità di presentare e rappresentare l’area. Se fino agli inizi degli anni Novanta, la politica era ancora in grado di esercitare un ruolo di riferimento e di identificazione, oggi questo è attribuito più spesso agli attori della rappresentanza collettiva, all’associazionismo. Facendo loro svolgere un compito che non gli è proprio. Da oltre un decennio, la politica stenta a reintepretare una funzione di regolazione generale, non pare crescere ancora un punto di coagulo, un modo per offrire unitarietà agli interessi di quest’area, una rappresentanza condivisa. E, nel frattempo, il quadro si è complicato. Gli attori che prima si riconoscevano nell’idea del Nord Est e che ne erano stati in buona misura i promotori, stanno oggi esplorando nuove strategie, diverse costruzioni di alleanze. Stanno ridisegnando il Nord Est oltre i propri confini geografici, lì dove si accomunano gli interessi, anche indipendentemente dal territorio. Senza per questo abbandonarlo, ma andando oltre ad esso. Aprendolo, appunto, a nuove istanze. Declinando diversamente la propria “specificità”. Ciò non significa, però, il venire meno della necessità di un sistema di rappresentanza. Anzi, a maggiore ragione, per evitare le spinte centrifughe del “fai da te”, il percorso da intraprendere è individuare i punti di coesione fra interessi comuni da parte degli attori collettivi, pubblici e privati: nel Nord Est e oltre il Nord Est.Pubblicazioni consigliate
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