Nell lavoro di Edoardo Narne di questi dieci anni traspaiono sia il riferimento alla cultura e alla tradizione indiana, sia la cultura figurativa e spaziale dei maestri del Moderno. La prima si trasforma spesso in allusione più che in citazione letteraria e stilistica, anche quando la localizzazione del progetto potrebbe indurlo se non imporlo. La grande lezione del sincretismo culturale indiano si traduce invece in un’attitudine a cogliere i suggerimenti del luogo inteso nel senso più ampio del termine e in una particolare concezione dello spazio come stato mentale unitario che difficilmente può essere scomposto in piante e sezioni. A questa matrice spaziale della ricerca architettonica è da ricondursi anche l’altra importante esperienza, maturata durante l’esperienza spagnola, costituita dalla cultura mediterranea e dalla particolare interpretazione che questa ha dato del Moderno, inteso come rivoluzione nello spazio oltre che in pianta. A questa matrice spaziale della ricerca architettonica è da ricondursi anche l’altra importante esperienza, maturata durante l’esperienza spagnola, costituita dalla cultura mediterranea e dalla particolare interpretazione che questa ha dato del Moderno, inteso come rivoluzione nello spazio oltre che in pianta. A questo può essere ricondotto l’approfondimento dello spazio nella scultura di Oteiza.Da qui l’attenzione a tutti quegli elementi che permettono di realizzare questi spazi di transizione, filtri, diaframmi, vuoti trattati come materia plastica, e di caratterizzarli, attraverso il colore, la luce oppure la sezione stessa dell’edificio. È dunque in questi passaggi, in questi interstizi spaziali che si concentra lo studio di un dettaglio che va dalla scelta di un materiale in base al colore o alla texture, della luce trattata come materia compositiva, fino alla configurazione morfologica dello spazio interno che finisce poi per plasmare l’esterno. Se la storia del secolo appena concluso ci dice che il confronto con la tradizione non è una scelta, ma un obbligo, più o meno sofferto che sia, scorrendo le opere costruite e quelle solo progettate, si può affermare tuttavia che nel modo con cui ripercorrere le strade della tradizione risiede ancora la possibilità di costruire l’originalità dell’Architettura.
Edoardo Narne Architetture 1999-2009
NARNE, EDOARDO;BERTOLAZZI A.
2010
Abstract
Nell lavoro di Edoardo Narne di questi dieci anni traspaiono sia il riferimento alla cultura e alla tradizione indiana, sia la cultura figurativa e spaziale dei maestri del Moderno. La prima si trasforma spesso in allusione più che in citazione letteraria e stilistica, anche quando la localizzazione del progetto potrebbe indurlo se non imporlo. La grande lezione del sincretismo culturale indiano si traduce invece in un’attitudine a cogliere i suggerimenti del luogo inteso nel senso più ampio del termine e in una particolare concezione dello spazio come stato mentale unitario che difficilmente può essere scomposto in piante e sezioni. A questa matrice spaziale della ricerca architettonica è da ricondursi anche l’altra importante esperienza, maturata durante l’esperienza spagnola, costituita dalla cultura mediterranea e dalla particolare interpretazione che questa ha dato del Moderno, inteso come rivoluzione nello spazio oltre che in pianta. A questa matrice spaziale della ricerca architettonica è da ricondursi anche l’altra importante esperienza, maturata durante l’esperienza spagnola, costituita dalla cultura mediterranea e dalla particolare interpretazione che questa ha dato del Moderno, inteso come rivoluzione nello spazio oltre che in pianta. A questo può essere ricondotto l’approfondimento dello spazio nella scultura di Oteiza.Da qui l’attenzione a tutti quegli elementi che permettono di realizzare questi spazi di transizione, filtri, diaframmi, vuoti trattati come materia plastica, e di caratterizzarli, attraverso il colore, la luce oppure la sezione stessa dell’edificio. È dunque in questi passaggi, in questi interstizi spaziali che si concentra lo studio di un dettaglio che va dalla scelta di un materiale in base al colore o alla texture, della luce trattata come materia compositiva, fino alla configurazione morfologica dello spazio interno che finisce poi per plasmare l’esterno. Se la storia del secolo appena concluso ci dice che il confronto con la tradizione non è una scelta, ma un obbligo, più o meno sofferto che sia, scorrendo le opere costruite e quelle solo progettate, si può affermare tuttavia che nel modo con cui ripercorrere le strade della tradizione risiede ancora la possibilità di costruire l’originalità dell’Architettura.Pubblicazioni consigliate
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