La filosofia di Bauer è essenzialmente una filosofia della crisi, nel senso pregnante che questa espressione assume per il Vormärz. Per quella generazione di filosofi che, in modo diverso, intendevano richiamarsi ad Hegel, si trattava da un lato di fare i conti, teorici e pratici, con la dissoluzione degli Stände, dall’altro di guardare in faccia le nuove contrapposizioni e i nuovi conflitti che laceravano il tessuto sociale. Per Bauer comprendere la crisi significa da un lato assumerne la violenza, facendo della lotta e della guerra le categorie cardine del politico, dall’altro criticare ogni tentativo di neutralizzazione della violenza politica che nella crisi si esprime. Tutta la filosofia di Bauer è attraversata da questa reciproca compenetrazione tra crisi e critica. Fino alla rivoluzione del ’48 Bauer coglie nelle forze del livellamento un elemento di tendenza da far proprio e sviluppare fino in fondo. Così la dissoluzione dell’antico sistema delle libertates rappresenta per Bauer anche la positiva distruzione dei privilegi, perché là dove vi sono libertà, al plurale, vi è anche esclusione. In questo contesto Bauer tenta di elaborare una concezione universalistica della libertà, che si risolve presto in una concezione polemologica, nella lotta contro ogni forma di esclusione. Ma lo studio storico della Rivoluzione francese e delle sue conseguenze porrà Bauer di fronte a nuovi interrogativi; con forza sempre maggiore egli inizia a porsi il problema del livellamento e della sua dialettica. Il doppio volto della dialettica del livellamento gli risulta da un lato intrecciato con la questione dell’emancipazione universale, dall’altro con una forma inedita di dittatura. Considerata definitivamente conclusa la prima alternativa dopo il fallimento della rivoluzione del ’48, Bauer vedrà nel livellamento una nuova forma di dittatura che sorge direttamente dal seno della democrazia. La stessa concettualità con la quale Bauer pensava l’universalismo gli mostra ora che tra totalitarismo ed emancipazione universale non ci sarebbe una reale alternativa, poiché democrazia e cesarismo non sarebbero altro che i due lati della dialettica del livellamento. L’individualismo sorto dalle macerie dell’ordine cetuale, è ormai per Bauer non un elemento dell’universalismo e della liberazione, ma è piuttosto strettamente intrecciato con la dittatura. Accanto alla coppia democrazia-dittatura, anche l’opposizione tra individualismo e assolutismo appare ormai a Bauer una falsa opposizione. La monografia su Bruno Bauer si propone di essere non un momento della storia della filosofia del Vormärz, ma un tentativo di risalire genealogicamente alla crisi della concettualità politica moderna, attraverso un pensatore che, più di ogni altro suo contemporaneo, ha attraversato quella crisi in ogni campo dello spirito.

Krise und Kritik bei Bruno Bauer. Kategorien des Politisachen im nachhegelschen Denken

TOMBA, MASSIMILIANO
2005

Abstract

La filosofia di Bauer è essenzialmente una filosofia della crisi, nel senso pregnante che questa espressione assume per il Vormärz. Per quella generazione di filosofi che, in modo diverso, intendevano richiamarsi ad Hegel, si trattava da un lato di fare i conti, teorici e pratici, con la dissoluzione degli Stände, dall’altro di guardare in faccia le nuove contrapposizioni e i nuovi conflitti che laceravano il tessuto sociale. Per Bauer comprendere la crisi significa da un lato assumerne la violenza, facendo della lotta e della guerra le categorie cardine del politico, dall’altro criticare ogni tentativo di neutralizzazione della violenza politica che nella crisi si esprime. Tutta la filosofia di Bauer è attraversata da questa reciproca compenetrazione tra crisi e critica. Fino alla rivoluzione del ’48 Bauer coglie nelle forze del livellamento un elemento di tendenza da far proprio e sviluppare fino in fondo. Così la dissoluzione dell’antico sistema delle libertates rappresenta per Bauer anche la positiva distruzione dei privilegi, perché là dove vi sono libertà, al plurale, vi è anche esclusione. In questo contesto Bauer tenta di elaborare una concezione universalistica della libertà, che si risolve presto in una concezione polemologica, nella lotta contro ogni forma di esclusione. Ma lo studio storico della Rivoluzione francese e delle sue conseguenze porrà Bauer di fronte a nuovi interrogativi; con forza sempre maggiore egli inizia a porsi il problema del livellamento e della sua dialettica. Il doppio volto della dialettica del livellamento gli risulta da un lato intrecciato con la questione dell’emancipazione universale, dall’altro con una forma inedita di dittatura. Considerata definitivamente conclusa la prima alternativa dopo il fallimento della rivoluzione del ’48, Bauer vedrà nel livellamento una nuova forma di dittatura che sorge direttamente dal seno della democrazia. La stessa concettualità con la quale Bauer pensava l’universalismo gli mostra ora che tra totalitarismo ed emancipazione universale non ci sarebbe una reale alternativa, poiché democrazia e cesarismo non sarebbero altro che i due lati della dialettica del livellamento. L’individualismo sorto dalle macerie dell’ordine cetuale, è ormai per Bauer non un elemento dell’universalismo e della liberazione, ma è piuttosto strettamente intrecciato con la dittatura. Accanto alla coppia democrazia-dittatura, anche l’opposizione tra individualismo e assolutismo appare ormai a Bauer una falsa opposizione. La monografia su Bruno Bauer si propone di essere non un momento della storia della filosofia del Vormärz, ma un tentativo di risalire genealogicamente alla crisi della concettualità politica moderna, attraverso un pensatore che, più di ogni altro suo contemporaneo, ha attraversato quella crisi in ogni campo dello spirito.
2005
9783631523292
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