L’epopea della bonifica è uno dei capitoli più complessi e interessanti della storia economica e sociale del nostro Paese. Questo volume si concentra sull’operato del legislatore nel periodo compreso fra l’Unità e l’avvento del fascismo; chiarisce il ruolo svolto dallo Stato e dai privati nell’opera di ‘costruzione del territorio’; segue l’evolversi dell’istituzione consorziale; evidenzia i problemi di natura economica dell’Erario e le difficoltà incontrate dai proprietari nel reperimento dei crediti; sottolinea il progressivo emergere della questione malarica ed offre, infine, un prospetto attendibile dei risultati concreti raggiunti in questo campo. Malgrado gli errori commessi, primo fra tutti la sottovalutazione delle peculiarità idro-geologiche regionali della penisola, si deve riconoscere alla classe politica postunitaria il merito di aver avvertito l’urgenza di provvedere al riscatto dei terreni paludosi e di aver cercato incessantemente di trovare una soluzione al problema. I limiti del prosciugamento idraulico vennero riconosciuti fin dagli anni Ottanta del XIX secolo, così come venne compresa la necessità di effettuare gli interventi di bonifica tenendo conto dell’interdipendenza tra sistemazione dei bacini montani e recupero produttivo delle pianure e coordinando riassetto idrogeologico del territorio, risanamento igienico e trasformazioni fondiarie. Questa idea della bonifica si sviluppò nell’arco di alcuni decenni raggiungendo la piena maturazione nell’età giolittiana. Attribuire perciò al regime fascista il merito di aver compreso per primo l’importanza dell’‘integralità’ della bonifica sarebbe del tutto erroneo. Tale concetto fu il risultato complessivo di scelte politiche e finanziarie, più o meno obbligate, elaborate nel corso di molti anni, oltre che di un accumulo graduale di conoscenze scientifiche e di esperienze tecniche

La bonifica in Italia dall'Unità all'avvento del fascismo

NOVELLO, ELISABETTA
2003

Abstract

L’epopea della bonifica è uno dei capitoli più complessi e interessanti della storia economica e sociale del nostro Paese. Questo volume si concentra sull’operato del legislatore nel periodo compreso fra l’Unità e l’avvento del fascismo; chiarisce il ruolo svolto dallo Stato e dai privati nell’opera di ‘costruzione del territorio’; segue l’evolversi dell’istituzione consorziale; evidenzia i problemi di natura economica dell’Erario e le difficoltà incontrate dai proprietari nel reperimento dei crediti; sottolinea il progressivo emergere della questione malarica ed offre, infine, un prospetto attendibile dei risultati concreti raggiunti in questo campo. Malgrado gli errori commessi, primo fra tutti la sottovalutazione delle peculiarità idro-geologiche regionali della penisola, si deve riconoscere alla classe politica postunitaria il merito di aver avvertito l’urgenza di provvedere al riscatto dei terreni paludosi e di aver cercato incessantemente di trovare una soluzione al problema. I limiti del prosciugamento idraulico vennero riconosciuti fin dagli anni Ottanta del XIX secolo, così come venne compresa la necessità di effettuare gli interventi di bonifica tenendo conto dell’interdipendenza tra sistemazione dei bacini montani e recupero produttivo delle pianure e coordinando riassetto idrogeologico del territorio, risanamento igienico e trasformazioni fondiarie. Questa idea della bonifica si sviluppò nell’arco di alcuni decenni raggiungendo la piena maturazione nell’età giolittiana. Attribuire perciò al regime fascista il merito di aver compreso per primo l’importanza dell’‘integralità’ della bonifica sarebbe del tutto erroneo. Tale concetto fu il risultato complessivo di scelte politiche e finanziarie, più o meno obbligate, elaborate nel corso di molti anni, oltre che di un accumulo graduale di conoscenze scientifiche e di esperienze tecniche
2003
9788846448903
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