Il libro esamina i molteplici significati che i termini convivenza e coabitazione, ed i relativi verbi, assumono nei numerosi articoli del libro primo del codice civile che li contengono. L’indagine non si arresta all’esame isolato delle disposizioni dei singoli articoli, ma, snodandosi alla luce dei criteri di interpretazione sistematica e funzionale, consente una lettura complessiva dei principali istituti del diritto di famiglia – dalla separazione, al divorzio, dalla filiazione legittima alla potestà genitoriale – nella prospettiva, per certi versi inedita e secondaria, della coppia convivenza/coabitazione. La ricerca del significato che questi vocaboli rivestono nelle odierne disposizioni è condotta considerando i precedenti storici - dal codice del 1942 a quello del 1865 e, talora, al modello della codificazione napoleonica – e rivela come, in non pochi casi, la formulazione vigente sia pigramente debitrice delle passate opzioni legislative. Da qui l’opportunità, di ordine pratico, di fornire all’operatore del diritto le ragioni di un’interpretazione evolutiva, consona allo spirito del diritto di famiglia emerso dalla riforma del 1975 e, ancora prima, dall’introduzione del divorzio e di suggerire una rimeditazione legislativa di alcune disposizioni che consegni alla storia quei frammenti dei testi legislativi ormai superati e fonte di interpretazioni giurisprudenziali contrastanti. In non poche disposizioni, il fatto della convivenza o della coabitazione (o la loro assenza) tra i coniugi e tra essi ed i figli si presenta di dubbio significato ed incerta applicazione; il libro offre un analitico esame delle possibili soluzioni ermeneutiche, delle relative motivazioni e degli orientamenti giurisprudenziali, dei quali non si omette di segnalare il carattere talvolta tralatizio e, in alcuni casi, l’estrema semplificazione rispetto ai suggerimenti della dottrina: così è, ad esempio, per la mancata coabitazione dei coniugi ai fini dell’azione di disconoscimento di paternità ex art. 235, per la coabitazione quale dovere coniugale sancito dall’art. 143, per la coabitazione annuale dei coniugi quale fatto preclusivo dell’impugnazione del matrimonio ex art. 119, 120 e 122, per la convivenza con la famiglia come presupposto del dovere di contribuzione del figlio maggiorenne ex art. 315 c.c. Ampio ed approfondito esame è dedicato sia al termine «convivente», impiegato per la prima volta con funzione di sostantivo nel codice civile agli artt. 342 bis e 342 ter, introdotti dalla l. 4 aprile 2001, n. 154 (Misure contro la violenza nelle relazioni familiari), sia alla locuzione «persona stabilmente convivente» inserita negli artt. 408, 410, 411, 417 e 426 del codice dalla l. 9 gennaio 2004, n. 6, che ha parzialmente riformato gli istituti dell’interdizione e dell’inabilitazione ed istituito, accanto ad essi, l’amministrazione di sostegno.

Convivenza e coabitazione

ROMA, UMBERTO
2005

Abstract

Il libro esamina i molteplici significati che i termini convivenza e coabitazione, ed i relativi verbi, assumono nei numerosi articoli del libro primo del codice civile che li contengono. L’indagine non si arresta all’esame isolato delle disposizioni dei singoli articoli, ma, snodandosi alla luce dei criteri di interpretazione sistematica e funzionale, consente una lettura complessiva dei principali istituti del diritto di famiglia – dalla separazione, al divorzio, dalla filiazione legittima alla potestà genitoriale – nella prospettiva, per certi versi inedita e secondaria, della coppia convivenza/coabitazione. La ricerca del significato che questi vocaboli rivestono nelle odierne disposizioni è condotta considerando i precedenti storici - dal codice del 1942 a quello del 1865 e, talora, al modello della codificazione napoleonica – e rivela come, in non pochi casi, la formulazione vigente sia pigramente debitrice delle passate opzioni legislative. Da qui l’opportunità, di ordine pratico, di fornire all’operatore del diritto le ragioni di un’interpretazione evolutiva, consona allo spirito del diritto di famiglia emerso dalla riforma del 1975 e, ancora prima, dall’introduzione del divorzio e di suggerire una rimeditazione legislativa di alcune disposizioni che consegni alla storia quei frammenti dei testi legislativi ormai superati e fonte di interpretazioni giurisprudenziali contrastanti. In non poche disposizioni, il fatto della convivenza o della coabitazione (o la loro assenza) tra i coniugi e tra essi ed i figli si presenta di dubbio significato ed incerta applicazione; il libro offre un analitico esame delle possibili soluzioni ermeneutiche, delle relative motivazioni e degli orientamenti giurisprudenziali, dei quali non si omette di segnalare il carattere talvolta tralatizio e, in alcuni casi, l’estrema semplificazione rispetto ai suggerimenti della dottrina: così è, ad esempio, per la mancata coabitazione dei coniugi ai fini dell’azione di disconoscimento di paternità ex art. 235, per la coabitazione quale dovere coniugale sancito dall’art. 143, per la coabitazione annuale dei coniugi quale fatto preclusivo dell’impugnazione del matrimonio ex art. 119, 120 e 122, per la convivenza con la famiglia come presupposto del dovere di contribuzione del figlio maggiorenne ex art. 315 c.c. Ampio ed approfondito esame è dedicato sia al termine «convivente», impiegato per la prima volta con funzione di sostantivo nel codice civile agli artt. 342 bis e 342 ter, introdotti dalla l. 4 aprile 2001, n. 154 (Misure contro la violenza nelle relazioni familiari), sia alla locuzione «persona stabilmente convivente» inserita negli artt. 408, 410, 411, 417 e 426 del codice dalla l. 9 gennaio 2004, n. 6, che ha parzialmente riformato gli istituti dell’interdizione e dell’inabilitazione ed istituito, accanto ad essi, l’amministrazione di sostegno.
2005
9788813260040
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