La monografia analizza il fondamento, la portata e le conseguenze della diversa posizione dello Stato e delle Regioni nel giudizio di legittimità costituzionale in via principale. Dopo un paragrafo introduttivo sul concetto di stato federale e stato regionale (nel quale si evidenzia l'equivoco insito nell'escludere una differenza qualitativa fra Stato federale e Stato regionale sulla base dell’assunto dell’indivisibilità della sovranità, che non potrebbe spettare che allo Stato centrale: infatti, in questo modo si attribuisce allo Stato-persona la sovranità in senso proprio, che invece spetta allo Stato-ordinamento, mentre la sovranità intesa come titolarità dei poteri politici spetta al popolo, che la esercita attraverso sia lo Stato – o Federazione – che le Regioni – o Stati membri), il primo capitolo è dedicato ad un ampio studio comparatistico della posizione dello Stato e delle Regioni (o dello Stato federale e degli Stati membri) nelle controversie costituzionali in diversi ordinamenti, sia a giurisdizione diffusa (soprattutto USA e Canada) sia a giurisdizione accentrata (soprattutto Germania e Spagna). In particolare, lo studio ha evidenziato che negli Stati Uniti esiste, in materia federale, l’impugnazione diretta delle leggi incostituzionali davanti ai giudici federali, per cui il judicial review of legislation non avviene solo in via incidentale: talora la questione di costituzionalità è l'unico oggetto del giudizio, nonostante il case or controversy requirement. Dunque, l’ordinamento statunitense, pur senza avere alcuno strumento giurisdizionale specifico di tutela dell’equilibrio federale, è dotato di un sistema processuale di risoluzione dei conflitti federali efficiente e più elastico del nostro (per l’assenza di un termine per attivare il giudizio, l’assenza della distinzione fra giudizio in via principale e conflitto di attribuzioni, la possibilità di chiedere la dichiazione di incostituzionalità anche nel momento in cui si contesta l’attività di esecuzione, la possibilità di un’ampia partecipazione degli altri Stati, oltre che di tutti gli altri soggetti interessati. Il secondo capitolo è dedicato al profilo cronologico del giudizio in via principale: alla situazione di squilibrio pre-2001, alla “parificazione” realizzata dalla riforma del Titolo V (e mantenuta dalla l. 131/2003, in riferimento alla sospensione della legge) e alla questione del carattere preventivo o successivo dell’impugnazione dello statuto regionale. Il terzo capitolo è dedicato all’istituto dell’interesse a ricorrere, “trapiantato” dalla Corte nel giudizio di costituzionalità: dopo una prima sezione sull'interesse ad agire nei processi civile ed amministrativo, si approfondisce la giurisprudenza costituzionale, evidenziandone le incongruenze (sez. II), e poi si analizzano le posizioni dottrinali e ci si sofferma criticamente sull’applicabilità dell’interesse a ricorrere (nei suoi diversi profili) nel giudizio di costituzionalità (sez. III). Il quarto capitolo è dedicato alla legittimazione, cioè ai motivi deducibili dallo Stato e dalle Regioni. Nella prima sezione si analizza il concetto di “eccesso di competenza”, con riferimento ai lavori preparatori della Costituzione, alla dottrina e alla giurisprudenza sia precedenti che successive al 2001; nella sezione II si definiscono i concetti di “invasione di competenza sostanziale” e “invasione di competenza indiretta” e si individuano i presupposti di impugnabilità delle leggi statali da parte delle Regioni, quali risultano dalla giurisprudenza costituzionale e quali dovrebbero essere. In sostanza, nei capp. 2-4 si esaminano la portata ed il fondamento giuridico della diversa posizione delle parti nel giudizio in via principale. Il quinto ed ultimo capitolo comprende due sezioni. Nella prima si esaminano le conseguenze della posizione processuale delle parti sulla loro posizione sostanziale, si opera un confronto con gli altri ordinamenti e si formulano considerazioni de jure condendo; inoltre, si approfondisce la questione della “terzietà” della Corte costituzionale rispetto allo Stato e alle Regioni. Nella seconda sezione si criticano le posizioni dominanti sul significato dell'asimmetria nel giudizio in via principale, si formula la tesi del carattere prevalentemente “soggettivo” del giudizio in via principale (anche quello promosso dallo Stato: tesi poi confermata dalla sent. Corte cost. 149/2009), si verifica la compatibilità delle differenze tra Stato e Regioni con il principio di parità delle parti (art. 111 Cost.) e si svolgono considerazioni conclusive (e comparatistiche) sui rapporti tra disciplina delle controversie costituzionali e disciplina delle competenze, oltre che su quelli tra garanzie giurisdizionali e garanzie politiche dei rapporti fra istituzioni.

L'asimmetria nel giudizio in via principale - La posizione dello Stato e delle Regioni davanti alla Corte costituzionale

PADULA, CARLO
2005

Abstract

La monografia analizza il fondamento, la portata e le conseguenze della diversa posizione dello Stato e delle Regioni nel giudizio di legittimità costituzionale in via principale. Dopo un paragrafo introduttivo sul concetto di stato federale e stato regionale (nel quale si evidenzia l'equivoco insito nell'escludere una differenza qualitativa fra Stato federale e Stato regionale sulla base dell’assunto dell’indivisibilità della sovranità, che non potrebbe spettare che allo Stato centrale: infatti, in questo modo si attribuisce allo Stato-persona la sovranità in senso proprio, che invece spetta allo Stato-ordinamento, mentre la sovranità intesa come titolarità dei poteri politici spetta al popolo, che la esercita attraverso sia lo Stato – o Federazione – che le Regioni – o Stati membri), il primo capitolo è dedicato ad un ampio studio comparatistico della posizione dello Stato e delle Regioni (o dello Stato federale e degli Stati membri) nelle controversie costituzionali in diversi ordinamenti, sia a giurisdizione diffusa (soprattutto USA e Canada) sia a giurisdizione accentrata (soprattutto Germania e Spagna). In particolare, lo studio ha evidenziato che negli Stati Uniti esiste, in materia federale, l’impugnazione diretta delle leggi incostituzionali davanti ai giudici federali, per cui il judicial review of legislation non avviene solo in via incidentale: talora la questione di costituzionalità è l'unico oggetto del giudizio, nonostante il case or controversy requirement. Dunque, l’ordinamento statunitense, pur senza avere alcuno strumento giurisdizionale specifico di tutela dell’equilibrio federale, è dotato di un sistema processuale di risoluzione dei conflitti federali efficiente e più elastico del nostro (per l’assenza di un termine per attivare il giudizio, l’assenza della distinzione fra giudizio in via principale e conflitto di attribuzioni, la possibilità di chiedere la dichiazione di incostituzionalità anche nel momento in cui si contesta l’attività di esecuzione, la possibilità di un’ampia partecipazione degli altri Stati, oltre che di tutti gli altri soggetti interessati. Il secondo capitolo è dedicato al profilo cronologico del giudizio in via principale: alla situazione di squilibrio pre-2001, alla “parificazione” realizzata dalla riforma del Titolo V (e mantenuta dalla l. 131/2003, in riferimento alla sospensione della legge) e alla questione del carattere preventivo o successivo dell’impugnazione dello statuto regionale. Il terzo capitolo è dedicato all’istituto dell’interesse a ricorrere, “trapiantato” dalla Corte nel giudizio di costituzionalità: dopo una prima sezione sull'interesse ad agire nei processi civile ed amministrativo, si approfondisce la giurisprudenza costituzionale, evidenziandone le incongruenze (sez. II), e poi si analizzano le posizioni dottrinali e ci si sofferma criticamente sull’applicabilità dell’interesse a ricorrere (nei suoi diversi profili) nel giudizio di costituzionalità (sez. III). Il quarto capitolo è dedicato alla legittimazione, cioè ai motivi deducibili dallo Stato e dalle Regioni. Nella prima sezione si analizza il concetto di “eccesso di competenza”, con riferimento ai lavori preparatori della Costituzione, alla dottrina e alla giurisprudenza sia precedenti che successive al 2001; nella sezione II si definiscono i concetti di “invasione di competenza sostanziale” e “invasione di competenza indiretta” e si individuano i presupposti di impugnabilità delle leggi statali da parte delle Regioni, quali risultano dalla giurisprudenza costituzionale e quali dovrebbero essere. In sostanza, nei capp. 2-4 si esaminano la portata ed il fondamento giuridico della diversa posizione delle parti nel giudizio in via principale. Il quinto ed ultimo capitolo comprende due sezioni. Nella prima si esaminano le conseguenze della posizione processuale delle parti sulla loro posizione sostanziale, si opera un confronto con gli altri ordinamenti e si formulano considerazioni de jure condendo; inoltre, si approfondisce la questione della “terzietà” della Corte costituzionale rispetto allo Stato e alle Regioni. Nella seconda sezione si criticano le posizioni dominanti sul significato dell'asimmetria nel giudizio in via principale, si formula la tesi del carattere prevalentemente “soggettivo” del giudizio in via principale (anche quello promosso dallo Stato: tesi poi confermata dalla sent. Corte cost. 149/2009), si verifica la compatibilità delle differenze tra Stato e Regioni con il principio di parità delle parti (art. 111 Cost.) e si svolgono considerazioni conclusive (e comparatistiche) sui rapporti tra disciplina delle controversie costituzionali e disciplina delle competenze, oltre che su quelli tra garanzie giurisdizionali e garanzie politiche dei rapporti fra istituzioni.
2005
9788813264796
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