«I canti del morto del distretto di Gorj» Ale mortului din Gorj sono stati raccolti negli anni Trenta, nei villaggi del sud-ovest della Romania, da Constantin Brăiloiu, uno dei più grandi etnomusicologi europei. Si tratta, con ogni probabilità, delle testimonianze più arcaiche della poesia e mitologia popolare europea, versi rituali, ancestrali ed enigmatici, di folgorante e primordiale bellezza, che parlano del viaggio mitico del morto verso l’Aldilà. Qui si presenta la prima traduzione italiana integrale della raccolta pubblicata a Bucarest nel 1936, raccolta che ha rapidamente varcato i confini della Romania, viaggiando, per vie imprevedibili, attraverso l’Europa devastata dalla guerra ed esercitando il suo fascino su alcuni grandi poeti e intellettuali occidentali. Da Roger Caillois a Franco Fortini, che li ha tradotti e inseriti con il bellissimo titolo di “Consigli al morto” nel suo primo volume di poesia (Foglio di via, 1946), da Ernesto De Martino a Pier Paolo Pasolini, che li ha voluti come colonna sonora per il suo Edipo re, tutti hanno scorto in questi canti il volto più arcaico e insondabile della cultura tradizionale europea. La fortuna novecentesca dei canti romeni, di cui l’appropriazione e la traduzione occultata di Fortini è l’esempio più eclatante, viene ripercorsa nel saggio che apre il volume.
Constantin Brailoiu, Consigli al morto / ale mortului
CEPRAGA, DAN OCTAVIAN
2005
Abstract
«I canti del morto del distretto di Gorj» Ale mortului din Gorj sono stati raccolti negli anni Trenta, nei villaggi del sud-ovest della Romania, da Constantin Brăiloiu, uno dei più grandi etnomusicologi europei. Si tratta, con ogni probabilità, delle testimonianze più arcaiche della poesia e mitologia popolare europea, versi rituali, ancestrali ed enigmatici, di folgorante e primordiale bellezza, che parlano del viaggio mitico del morto verso l’Aldilà. Qui si presenta la prima traduzione italiana integrale della raccolta pubblicata a Bucarest nel 1936, raccolta che ha rapidamente varcato i confini della Romania, viaggiando, per vie imprevedibili, attraverso l’Europa devastata dalla guerra ed esercitando il suo fascino su alcuni grandi poeti e intellettuali occidentali. Da Roger Caillois a Franco Fortini, che li ha tradotti e inseriti con il bellissimo titolo di “Consigli al morto” nel suo primo volume di poesia (Foglio di via, 1946), da Ernesto De Martino a Pier Paolo Pasolini, che li ha voluti come colonna sonora per il suo Edipo re, tutti hanno scorto in questi canti il volto più arcaico e insondabile della cultura tradizionale europea. La fortuna novecentesca dei canti romeni, di cui l’appropriazione e la traduzione occultata di Fortini è l’esempio più eclatante, viene ripercorsa nel saggio che apre il volume.Pubblicazioni consigliate
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