Il presente volume raccoglie gli atti del convegno tenutosi il 12 e 13 maggio 2010 a Padova, dal titolo «Territorio e acque tra politica e cultura: un approccio storico per il basso Medioevo nel Veneto». L’iniziativa è maturata entro un progetto, finanziato dall’Ateneo di Padova, che intendeva esplorare sotto il profilo delle trasformazioni ambientali lo spazio compreso tra i fiumi Adige, Brenta, Piave, Sile e Livenza, ovvero l’antica Marca Veronese-Trevigiana, nei secoli dei grandi mutamenti tardo-medievali. Questo territorio, infatti, era stato interessato in quell’epoca da fenomeni di urbanizzazione e riordino di notevole portata. Di fatto, con la crescita degli antichi poli urbani della pianura veneta, la fondazione di nuovi centri, come Cittadella e Castelfranco, il potenziamento di grossi borghi castellani, come Conegliano, Bassano, Monselice, e infine con la regolamentazione e lo sfruttamento dei corsi d’acqua e delle foreste, lo spazio che oggi chiamiamo Veneto aveva ricevuto in quella fase un’armatura territoriale che le trasformazioni successive non stravolsero; le pur corpose ristrutturazioni di matrice rinascimentale-palladiana si innestarono infatti senza drastiche soluzioni di continuità nell’ordinamento del territorio precedentemente determinato. L’idea alla base dell'iniziativa è stata quella di affiancare alle competenze messe in campo fin dall’inizio dal gruppo di ricerca, ovvero essenzialmente quelle storico-archeologiche e paleografico-diplomatistiche, anche altri tipi di approccio: geomorfologico, paleo botanico, antropologico, ideologico. Su quest’ultima linea si colloca l’intervento di Riccardo Quinto, che presenta un caso di studio riguardante l’interpretazione dell’elemento acqueo elaborata nel contesto della cultura ecclesiastica a partire dall’esegesi biblica. Si è inoltre pensato di proporre, a titolo di raffronto, ricerche condotte fuori dal contesto veneto, con i contributi di Nicola Mancassola sul territorio di Reggio Emilia, e di Francesco Salvestrini su Firenze. Lo ‘sconfinamento’ rispetto all’asse centrale della ricerca non è stato solo disciplinare o geografico: nel caso dell’intervento di Nadia Breda si è infranto il limite cronologico, poiché ci si è spinti fino alla contemporaneità, nella consapevolezza che alcune pratiche di convivenza con gli ambienti umidi di pianura se analizzate con gli strumenti dell’antropologia mostrano una diacronia evidente, avendo attinenza con quella dimensione costante dell’esistenza che è il rapporto uomo-natura. Infine, a testimonianza dell’orizzonte di ricerca aperto che questo tema ha assunto e potrà assumere anche in eventuali iniziative future, abbiamo inserito la presentazione che Corinne Beck ha fatto in questa occasione del «Groupe d’Histoire des Zones humides», associazione con cui alcuni di noi hanno iniziato a collaborare regolarmente proprio a partire dai contatti stabiliti nel corso delle ricerche qui presentate.

Acque e territorio nel Veneto medievale

CANZIAN, DARIO;SIMONETTI, REMY
2012

Abstract

Il presente volume raccoglie gli atti del convegno tenutosi il 12 e 13 maggio 2010 a Padova, dal titolo «Territorio e acque tra politica e cultura: un approccio storico per il basso Medioevo nel Veneto». L’iniziativa è maturata entro un progetto, finanziato dall’Ateneo di Padova, che intendeva esplorare sotto il profilo delle trasformazioni ambientali lo spazio compreso tra i fiumi Adige, Brenta, Piave, Sile e Livenza, ovvero l’antica Marca Veronese-Trevigiana, nei secoli dei grandi mutamenti tardo-medievali. Questo territorio, infatti, era stato interessato in quell’epoca da fenomeni di urbanizzazione e riordino di notevole portata. Di fatto, con la crescita degli antichi poli urbani della pianura veneta, la fondazione di nuovi centri, come Cittadella e Castelfranco, il potenziamento di grossi borghi castellani, come Conegliano, Bassano, Monselice, e infine con la regolamentazione e lo sfruttamento dei corsi d’acqua e delle foreste, lo spazio che oggi chiamiamo Veneto aveva ricevuto in quella fase un’armatura territoriale che le trasformazioni successive non stravolsero; le pur corpose ristrutturazioni di matrice rinascimentale-palladiana si innestarono infatti senza drastiche soluzioni di continuità nell’ordinamento del territorio precedentemente determinato. L’idea alla base dell'iniziativa è stata quella di affiancare alle competenze messe in campo fin dall’inizio dal gruppo di ricerca, ovvero essenzialmente quelle storico-archeologiche e paleografico-diplomatistiche, anche altri tipi di approccio: geomorfologico, paleo botanico, antropologico, ideologico. Su quest’ultima linea si colloca l’intervento di Riccardo Quinto, che presenta un caso di studio riguardante l’interpretazione dell’elemento acqueo elaborata nel contesto della cultura ecclesiastica a partire dall’esegesi biblica. Si è inoltre pensato di proporre, a titolo di raffronto, ricerche condotte fuori dal contesto veneto, con i contributi di Nicola Mancassola sul territorio di Reggio Emilia, e di Francesco Salvestrini su Firenze. Lo ‘sconfinamento’ rispetto all’asse centrale della ricerca non è stato solo disciplinare o geografico: nel caso dell’intervento di Nadia Breda si è infranto il limite cronologico, poiché ci si è spinti fino alla contemporaneità, nella consapevolezza che alcune pratiche di convivenza con gli ambienti umidi di pianura se analizzate con gli strumenti dell’antropologia mostrano una diacronia evidente, avendo attinenza con quella dimensione costante dell’esistenza che è il rapporto uomo-natura. Infine, a testimonianza dell’orizzonte di ricerca aperto che questo tema ha assunto e potrà assumere anche in eventuali iniziative future, abbiamo inserito la presentazione che Corinne Beck ha fatto in questa occasione del «Groupe d’Histoire des Zones humides», associazione con cui alcuni di noi hanno iniziato a collaborare regolarmente proprio a partire dai contatti stabiliti nel corso delle ricerche qui presentate.
2012
9788883349591
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/2517522
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